Badvertising, la pubblicità che ci fa storcere il naso. Se hai poco senso dell'umorismo e l'ironia non ti appartiene, allora ti consigliamo di non proseguire con la carrellata di pubblicità sessiste che stiamo per proporti. D'altra parte, "sexism sells", così ci ricorda un articolo apparso su consumerist.com, una provocazione tanto vera quanto spietata. Gli anni '50 e '60 hanno regalato, ma gli anni a venire non sono stati certo da meno.
Don't worry Darling, you didn't burn the beer
Siamo nel 1952, quando la birra Schlitz lancia questa pubblicità, in cui un uomo rassicura la propria moglie dicendole: "Tesoro, tranquilla, non hai mica bruciato la (mia) birra". Sono gli anni in cui il sessismo impera e gli stereotipi di genere sono all'ordine del giorno. Un vero esempio di badvertising che rispecchia proprio la realtà di allora: la donna, non è altro che una una casalinga, la cui massima aspirazione è quella di servire al proprio marito un'ottima cena. Peccato che la signora in questione sia una vera inetta e abbia bruciato tutto.
You mean a woman can open it?
Siamo nel 1953 e la Del Monte promuove proprio così il suo ketchup. "Vuoi dire che una donna riesce ad aprirla?" Della serie le donne sono talmente incapaci da non poter aprire una bottiglia. Eppure, svitare il tappo del contenitore del ketchup Del Monte è così semplice, che ci riesce anche una signorina.
The chef does anything, but cook. That's what wives are for!
1961. Siamo in pieno boom economico. Ecco che Kenwood lancia sul mercato uno dei primi robot da cucina e per farlo nella maniera più giusta per quei tempi fa leva su uno dei cliché più in voga: le mogli devono stare ai fornelli, ecco a che cosa servono. Se per caso qualcuno se lo stesse pure chiedendo...
Badvertising: se l'idiota è tuo marito
Sessismo in pubblicità anche per gli uomini. Certo, per par condicio non potevamo non presentarti anche un esempio di pubblicità in cui si ironizza sulla più proverbiale incapacità dell'uomo: la sua totale inettitudine nel preparare da mangiare.
Lo sa bene Aunt Jemima, il brand americano dei prodotti per la prima colazione, che proprio nel 1957 per promuovere la semplicità con cui è possibile realizzare un morbido pane, lancia una sorta di sfida: scommettiamo che ci riesce anche tuo marito a preparare un pane così? Che ci vuole?
Badvertising: e oggi?
Cambiano i mezzi, cambiano i codici, ma il sessismo rimane. L'era dei mad men sembra uno sbiadito ricordo circoscritto agli anni '60, quando si stavano costruendo i primi tasselli del femminismo. I messaggi pubblicitari di allora minimizzavano il ruolo della donna nella società. Quelli di oggi invece esaltano la sua sessualità. Ecco alcuni esempi di sessismo comunicato dai brand.
All Animals have the same parts
Anno 2010. Peta, l'organizzazione no profit in difesa dei diritti degli animali, scomoda Pamela Anderson, che in bikini, ricorda l'immagine delle sezioni di una mucca che troviamo esposta dal nostro macellaio. "Tutti gli animali sono uguali", dice Peta per promuovere la filosofia vegana. Certo che usare proprio Pamela Anderson per dire NO ALLA CARNE, non credo abbia persuaso troppo gli indecisi.
Look good in all you do
Questa è la pubblicità che ha suscitato tanto scalpore nel 2011. La catena di saloni di bellezza Fluid, all'interno della campagna 'Look good in all you do' lancia provocatoriamente un messaggio di dubbio gusto: "Sii bella, qualsiasi cosa tu faccia". Siamo di fronte ad una donna elegante, seduta su un divano. Alle spalle, il suo uomo. C'è qualcosa però che in quest'immagine stona ed è proprio l'occhio nero della ragazza.
Fluid sfrutta un tipico esempio di violenza domestica per sponsorizzare il proprio servizio, sminuendo un problema sociale come quello delle vittime che subiscono maltrattamenti e violenza all'interno delle pareti di casa. Non tutti hanno apprezzato.
Gioielleria Natan: regalale un diamante e te la darà
Eloquente è questa immagine della campagna pubblicitaria lanciata in occasione di San Valentino 2011: un diamante Natan sa convincere anche la più preziosa della donne. Sarà vero?
E se al posto delle donne, ci fossero uomini?
E' proprio la domanda che si sono posti Sarah Zelinski, Kayla Hatzel e Dylan Lambi-Raine, quando ancora studenti all'università di Saskatchewan, realizzarono questo video nel 2011. Guardalo fino alla fine. Potresti pure scoppiare a ridere. Sei pronto?